Tribunale di Palermo - Seconda sezione penale
Grande Oriente
Processo all'altra mafia
 
Dall'inizio degli anni Ottanta, Bagheria, cittadina alle porte di Palermo, è sempre rimasta feudo di Bernardo Provenzano. Come Riina governava su Corleone. Il pentito Salvatore Barbagallo l'ha ribattezzata la "San Marino" di don Binnu.

È stato così sino al 1995, quando i carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale, hanno finalmente violato quella zona franca. Con certosina pazienza sono diventati operai, ragazzi che tornano dal mare, imbianchini e si sono messi a osservare le ville di alcuni signori che già quindici anni prima erano indicati nei rapporti giudiziari come vicini a Bernardo Provenzano: Giacinto Di Salvo, Vincenzo Giammanco, Giacinto Scianna. Le loro ville e i quartier generali degli affari erano sorti nelle vie dello scempio, nel grande parco vincolato della villa settecentesca dei Valguarnera. Lì, dicevano adesso gli ultimi pentiti - Giovanni Brusca e Angelo Siino - si era nascosto il nuovo capo di Cosa nostra: una processione di medici e infermieri gli curava la prostata e un susseguirsi di riunioni scandiva gli ordini per la spartizione degli affari.
Provenzano però si era già allontanato, come già nell'81, prima che scattasse il blitz. Ma almeno l'operazione del Ros scattata il 10 novembre 1998, battezzata "Grande Oriente", ha avuto il merito di fermare lo scempio di altro cemento a Bagheria e nel parco dei Valguarnera, quattordici ettari di verde che fanno così tanta gola ai palazzinari. È l'unica zona verde rimasta in città.

All'origine dell'inchiesta, le confidenza di Luigi Ilardo, gi à reggente di Provenzano a Caltanissetta, che dal '94 iniziò a consegnare ai carabinieri le lettere che si scambiava con il latitante. Ne è scaturita un'indagine fra le province di Palermo, Caltanissetta, Catania e Messina, sfociata nel blitz che il 10 novembre 1998 ha portato a 55 arresti.
DOCUMENTI
Dall'ordinanza "Grande Oriente" emessa dal gip di Palermo Renato Grillo il 6 novembre1998 nei confronti di Provenzano Bernardo più venti, le confessioni di Luigi Ilardo al tenente colonnello Mario Riccio:

Dagli atti del processo "Grande Oriente", la relazione introduttiva del pubblico ministero Nino Di Matteo e la deposizione del collaboratore Giovanni Brusca.

 

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