Nel 1981, ore e ore di intercettazioni telefoniche della squadra mobile di Agrigento sull'utenza del mafioso Carmelo Colletti riempirono verbali di polizia con un enigmatico nomignolo, "il ragioniere", e con i suoi "conti" e le sue "fatture" che i boss di mezza Sicilia andavano a ritirare periodicamente in una ditta di materiale ferroso, la "I.c.re." di Bagheria, all'epoca (ma si seppe solo alcuni anni dopo) al centro del più grosso affare di droga messo in piedi da Cosa nostra, la Pizza Connection. Nessuno all'epoca pensò di controllare chi lavorasse davvero in quegli uffici al chilometro 248 della strada statale 113.

Recentemente Siino ha svelato che in Cosa nostra se la ridevano: "Il ragioniere era Provenzano". Le intercettazioni sono rimaste chiuse in alcuni vecchi bauli dell'archivio di palazzo di giustizia di Agrigento, allegate agli atti del maxiprocesso celebrato nella città dei Templi. Le bobine, cercate di recente anche dal Ros dei carabinieri e dalla squadra mobile, sono risultate misteriosamente scomparse.

E fino ad oggi, le indagini di Stati Uniti, Svizzera e Italia sulla Pizza Connection non hanno mai coinvolto un "ragioniere". Provenzano non ha mai avuto un'accusa di traffico di stupefacenti. Bel record per un boss della sua età. Forse uno dei pochi che può vantarlo.

 

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